A fronte dell’esenzione dalle imposte sui rendimenti, i PIR e le soluzioni PIR-compliant devono investire il 21% del patrimonio in strumenti finanziari emessi da società italiane diverse da quelle rilevanti ai fini del FTSE MIB o di altri indici equivalenti. Tradotto in pratica, questo vincolo impone di investire in PMI quotate essenzialmente su tre mercati: AIM Italia, Star e Midex.
Il nostro primo approfondimento è destinato ad AIM Italia, mercato italiano gestito da Borsa Italiana S.p.A. attivo dal 1º marzo 2012, composto delle piccole e medie imprese italiane ad alto potenziale di crescita che sono quotate nell’indice FTSE AIM Italia.
AIM Italia
AIM Italia, regolamentato direttamente da Borsa Italiana, si rivolge principalmente a piccole e medie imprese, appartenenti a settori in espansione, impegnate in progetti di crescita credibili e sostenibili, con una struttura finanziaria equilibrata in grado di attrarre una platea diversificata di investitori.
A dicembre 2018 conta 114 società, 13 settori, una raccolta da 3,6 miliardi di euro (dalla nascita di AIM) e 7,1 miliardi di euro di capitalizzazione totale (dato al 30 novembre 2018).
I requisiti per accedere ad AIM Italia sono basati sulle reali prospettive di crescita e gestione del business della società: orientamento alla creazione di valore; strategia chiara e sostenibile; trasparenza contabile; buon posizionamento competitivo; autonomia gestionale; ricavi e marginalità in crescita; valida struttura manageriale; struttura finanziaria solida.
I settori più importanti in termini di numero di società sono la finanza (21%), l’industria (16%) e i media (14%), mentre la regione più rappresentata è la Lombardia, che da sola ha metà della capitalizzazione, seguita Emilia-Romagna (12%), Lazio (11%) e Veneto (7%).
Un 2018 da record
Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio AIM Italia di IRTop Consulting, il 2018 per AIM è stato un anno record, perché ha segnato il più alto numero di quotazioni e di capitali raccolti dalla sua nascita, incrementandone il ruolo strategico di supporto finanziario al percorso di crescita delle PMI alla ricerca di capitali per i propri piani di sviluppo e per l’internazionalizzazione.
In particolare sono state 26 le IPO (l’offerta pubblica iniziale con cui una società ottiene la diffusione dei titoli tra il pubblico), di cui 19 aziende e 7 Spac (Special Purpose Acquisition Company, società costituite per fare un investimento collettivo). Inoltre, nell’anno appena concluso la raccolta complessiva si è attestata a 1,32 miliardi di Euro (1,26 nel 2017), oltre 6 volte il livello pre-PIR del 2016.
Particolarmente interessante anche la crescita degli investitori istituzionali, passati dai 60 del 2017 ai 108 del 2018 (+80%) per un ammontare di 812 milioni di euro investiti, pari a circa il 12% della market cap. In rialzo anche la quota degli investitori esteri: è in mano straniera il 52% del capitale di AIM, in crescita del 21% rispetto al 2017.
AIM Italia, un quarto del flottante è detenuto da PIR
Se in una primissima fase sono state le società del segmento Star a essere prese di mira dai gestori, in un secondo momento molti titoli di AIM Italia sono entrati nei radar degli investitori. Tanto è vero che è proprio questo il segmento destinato a crescere di più e sul quale, sempre secondo le stime dell’Osservatorio IRTop, sono attesi oltre 3,3 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.
Non a caso, nel 2018 è salita dal dal 23 al 25% la quota di flottante detenuta dai fondi PIR-compliant, cioè titoli effettivamente collocati e scambiabili su quel mercato, oggi indicato come Sme Growth Market.
Ciò vuol dire che un quarto delle azioni delle società che sono disponibili per la negoziazione in borsa è stata oggetto di investimento dei PIR. La crescita di due punti percentuali è legata anche alla presenza delle nuove IPO, a dimostrazione dell’interesse crescente degli investitori verso l’economia reale.
«AIM Italia rappresenta il 36% dell’universo investibile Pir. – spiega Anna Lambiase, CEO di IRTop – I fondi Pir oggi detengono una quota pari al 25% del flottante, in crescita rispetto al dato rilevato a inizio 2018 (23%). Ai livelli attuali dei tassi di interesse e a queste condizioni macroeconomiche ci sono ancora buone ragioni per investire sull’equity anche se i fondi Pir compliant stanno vivendo una fase “attendista” rispetto al contesto politico nazionale».